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sulla pentecoste.
La celebrazione dell’Ascensione cade nel giovedì che segue la quinta domenica dopo Pasqua (40 giorni dopo Pasqua, il giorno di Pasqua e’ compreso nel conteggio dei 40 giorni), è quindi una festa mobile e in alcune nazioni cattoliche è festa di precetto riconosciuta a tutti gli effetti nel calendario civile.
In Italia l’Ascensione viene celebrata la domenica successiva al giovedì d’Ascensione.
L’Ascensione è una celebrazione che riveste grande importanza nella liturgia Cattolica perché segna la fine del soggiorno terreno di Gesù.
Se ne trova traccia nei Vangeli di Marco, Luca e negli Atti degli Apostoli: quaranta giorni dopo la Sua resurrezione il Signore ascese al Cielo dal Monte degli Ulivi, sotto gli occhi degli apostoli.
Nella liturgia dell’Ascensione, letto il vangelo della Messa solenne, si spegne e poi si leva il cero pasquale per rappresentare la dipartita di Cristo dagli Apostoli e dagli uomini.
Esaminiamo adesso la cronologia degli avvenimenti che seguirono alla morte e sepoltura di Gesù. La sepoltura fu una operazione provvisoria, in quando essendo ormai un’ora serale e si approssimava con il tramonto il Sabato ebraico, in cui è noto era proibita qualsiasi attività, il corpo di Gesù fu avvolto in un lenzuolo candido e deposto nel sepolcro nuovo scavato nella roccia, appartenente a Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio, ma ormai seguace delle idee del giovane “Rabbi” della Galilea.
Le operazioni necessarie per questo tipo di sepoltura, che non era l’inumazione nel terreno, e cioè il cospargere il corpo con profumi ed unguenti conservativi e l’avvolgimento dello stesso corpo con fasce o bende (ne abbiamo l’esempio nel racconto di Lazzaro risuscitato dallo stesso Gesù); queste operazioni, dicevamo, furono rimandate a dopo il Sabato dalle pie donne, le quali dopo aver preparato gli aromi e visto dove era stato deposto il corpo di Gesù, alla fine si allontanarono.
Dopo la Parasceve (vigilia del Sabato) quindi appena dopo sepolto Gesù, i sacerdoti ed i Farisei si recarono da Pilato dicendogli che si erano ricordati “che quell’impostore quando era ancora in vita, disse: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risorto dai morti. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!”.
E Pilato, secondo il solo Vangelo di Matteo, autorizzò il sigillo del sepolcro e dispose alcune guardie per controllarlo.
Trascorso il Sabato, in cui tutti osservarono il riposo, Maria di Magdala, Maria di Cleofa e Salome, completarono la preparazione dei profumi e si recarono al sepolcro di buon’ora per completare le unzioni del corpo e la fasciatura; lungo la strada dicevano tra loro, chi poteva aiutarle a spostare la pesante pietra circolare, che chiudeva la bassa apertura del sepolcro, che era composto da due ambienti scavati nella roccia, consistenti in un piccolo atrio e nella cella sepolcrale; quest’ultima contenente una specie di rialzo in pietra, su cui veniva deposto il cadavere.
Quando arrivarono, secondo i Vangeli, vi fu un terremoto, un angelo sfolgorante scese dal cielo, si accostò al sepolcro fece rotolare la pietra e si pose a sedere su di essa; le guardie prese da grande spavento caddero svenute. Ma l’Angelo si rivolse alle donne sgomente, dicendo loro: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”.
Proseguendo con il racconto del Vangelo di Matteo, le donne si allontanarono di corsa per dare l’annunzio ai discepoli. Piace ricordare che anche l’annunzio della nascita di Gesù avvenne tramite un Angelo a dei semplici pastori, così anche la Sua Risurrezione viene annunciata da un Angelo a delle umili donne, che secondo l’antico Diritto ebraico, erano inabilitate a testimoniare, quindi con questo evento che le vede messaggere e testimoni, viene anche ad inserirsi un evento storico nella socialità ebraica.
Lungo la strada lo stesso Gesù apparve loro, che prese dalla gioia si prostrarono ad adorarlo e il Risorto disse loro: “Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”.
Proseguendo nella lettura del Vangelo di Matteo (che è l’unico ad indicare l’esistenza di un drappello di guardie), mentre le donne proseguirono veloci alla ricerca degli apostoli per avvisarli, alcuni dei soldati di guardia, rinvenuti dallo spavento provato, si recarono in città a riferire ai sommi sacerdoti l’accaduto.
Questi allora, riunitasi con gli anziani, decisero di dare una cospicua somma di denaro ai soldati, affinché dichiarassero che erano venuti i discepoli di Gesù di notte, mentre dormivano e ne avevano rubato il corpo, promettendo di intervenire in loro favore presso il governatore, se avessero avuto delle punizioni per questo.
Questa diceria, propagata dai soldati, si è diffusa fra i Giudei fino ad oggi. Se colpa si potrebbe attribuire alle autorità religiose ebraiche dell’epoca, questa riguarda l’ostinazione nello sbagliare anche di fronte all’evidenza, pur di non ammettere l’errore commesso; “quel timore che venga rubato il corpo, quelle guardie al sepolcro, quel sigillo apposto per loro richiesta, sono la testimonianza della loro follia ed ostinazione” (s. Ilario); in realtà tutto ciò servì soltanto a rendere più certa ed incontestabile la Resurrezione.
Quando le donne raggiunsero gli apostoli e riferirono l’accaduto, essi corsero verso il sepolcro, ma Pietro e Giovanni corsero avanti, al sepolcro arrivò per primo Giovanni più giovane e veloce, ma sulla soglia si fermò dopo aver visto il lenzuolo (Sindone) a terra, Pietro sopraggiunto, entrò per primo e constatò che il lenzuolo era per terra, mentre il sudario, usato per poggiarlo sul capo dei defunti, era ripiegato in un angolo, poi entrò anche Giovanni e ambedue capirono e credettero a quanto lo stesso Gesù, aveva detto in precedenza riguardo la sua Risurrezione.
A questo punto, con gli apostoli che se ne ritornano tutti meravigliati e gioiosi verso la loro dimora, riempiti di certezza e nuova forza, termina il racconto evangelico del giorno di Pasqua; Gesù comparirà altre volte alla Maddalena, agli Apostoli, ai discepoli di Emmaus, a sua madre, finché non si avrà la sua Ascensione al cielo; gli Evangelisti raccontano in modo diverso questi avvenimenti connessi con la Resurrezione, ma in sostanza simili nell’insegnamento.fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/20260
Nel tempo in cui incomincia a determinarsi l’esigenza di un periodo di preparazione alle feste della manifestazione del Signore, la Chiesa aveva già fissato le modalità di preparazione alle feste pasquali. Nel IV secolo il tempo pasquale e quaresimale avevano già assunto una configurazione vicinissima a quella attuale.
L’origine del tempo di Avvento è più tardiva, infatti viene individuata tra il IV e il VI secolo. La prima celebrazione del Natale a Roma è del 336, ed è proprio verso la fine del IV secolo che si riscontra in Gallia e in Spagna un periodo di preparazione alla festa del Natale.
Per quanto la prima festa di Natale sia stata celebrata a Roma, qui si verifica un tempo di preparazione solo a partire dal VI secolo. Senz’altro non desta meraviglia il fatto che l’Avvento nasca con una configurazione simile alla quaresima, infatti la celebrazione del Natale fin dalle origini venne concepita come la celebrazione della risurrezione di Cristo nel giorno in cui si fa memoria della sua nascita. Nel 380 il concilio di Saragozza impose la partecipazione continua dei fedeli agli incontri comunitari compresi tra il 17 dicembre e il 6 gennaio.
In seguito verranno dedicate sei settimane di preparazione alle celebrazioni natalizie. In questo periodo, come in quaresima, alcuni giorni vengono caratterizzati dal digiuno. Tale arco di tempo fu chiamato “quaresima di s. Martino”, poiché il digiuno iniziava l’11 novembre. Di ciò è testimone s. Gregorio di Tours, intorno al VI secolo.
– Il significato teologico
La teologia dell’Avvento ruota attorno a due prospettive principali. Da una parte con il termine “adventus” (= venuta, arrivo) si è inteso indicare l’anniversario della prima venuta del Signore; d’altra parte designa la seconda venuta alla fine dei tempi.
Il Tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.
L’attuale celebrazione
Il Tempo di Avvento comincia dai primi Vespri della domenica che capita il 30 novembre o è la più vicina a questa data, e termina prima dei primi Vespri di Natale. E’ caratterizzato da un duplice itinerario – domenicale e feriale – scandito dalla proclamazione della parola di Dio.
Le domeniche
Le letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (Il e III domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell’Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture dell’Apostolo contengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo.
Le ferie
Si ha una duplice serie di letture: una dall’inizio dell’Avvento fino al 16 dicembre, l’altra dal 17 al 24. Nella prima parte dell’Avvento si legge il libro di Isaia, secondo l’ordine del libro stesso, non esclusi i testi di maggior rilievo, che ricorrono anche in domenica. La scelta dei Vangeli di questi giorni è stata fatta in riferimento alla prima lettura. Dal giovedì della seconda settimana cominciano le letture del Vangelo su Giovanni Battista; la prima lettura è invece o continuazione del libro di Isaia, o un altro testo, scelto in riferimento al Vangelo. Nell’ultima settimana prima del Natale, si leggono brani del Vangelo di Matteo (cap. 1) e di Luca (cap. 1) che propongono il racconto degli eventi che precedettero immediatamente la nascita del Signore. Per la prima lettura sono stati scelti, in riferimento al Vangelo, testi vari dell’Antico Testamento, tra cui alcune profezie messianiche di notevole importanza.
La novena di Natale
Come si è appena visto, il tempo di Avvento guida il cristiano attraverso un duplice itinerario: “È tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi” (Norme per l’anno liturgico e il calendario, 39: Messale p. LVI). Nella liturgia delle prime tre domeniche e nelle ferie sino al 16 dicembre si può notare l’insistenza sul tema della seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi, mentre nei giorni compresi tra il 17 e il 24 tutta la liturgia è ormai tesa verso la celebrazione della nascita del Figlio di Dio. La novena di Natale cade pienamente nel secondo periodo dell’Avvento.
Le novene sono celebrazioni popolari che nell’arco dei secoli hanno affiancato le “liturgie ufficiali”. Esse sono annoverate nel grande elenco dei “pii esercizi”. “I pii esercizi – afferma J. Castellano – si sono sviluppati nella pietà occidentale del medioevo e dell’epoca moderna per coltivare il senso della fede e della devozione verso il Signore, la Vergine, i santi, in un momento in cui il popolo rimaneva lontano dalle sorgenti della bibbia e della liturgia o in cui, comunque, queste sorgenti rimanevano chiuse e non nutrivano la vita del popolo cristiano”.
La novena di Natale, pur non essendo “preghiera ufficiale” della Chiesa, costituisce un momento molto significativo nella vita delle nostre comunità cristiane. Proprio perché non è una preghiera ufficiale essa può essere realizzata secondo diverse usanze, ma un indiscusso “primato” spetta alla novena tradizionale, nella notissima melodia gregoriana nata sul testo latino ma diffusa anche nella versione italiana curata dai monaci benedettini di Subiaco.
La domanda che ogni operatore pastorale dovrebbe porsi di anno in anno è: “come posso valorizzare la novena di Natale per il cammino di fede della mia comunità?”.
Può infatti capitare che tale novena continui a conservare intatta la caratteristica di “popolarità” venendo però a mancare la dimensione ecclesiale, celebrativa e spirituale. Tali dimensioni vanno recuperate e valorizzate per non far scadere la novena in “fervorino pre-natalizio”.
Recupero della dimensione ecclesiale-assembleare
Pur non essendo – come si è detto – una preghiera ufficiale della Chiesa, la novena può costituire un momento ecclesiale molto significativo. Molti vi partecipano perché “attratti” dalla “novena in latino” (le chiese in cui la si canta in “lingua ufficiale” sono gremite!) e vi si recano per una forma di godimento personale che pone radici nella nostalgia dei tempi passati e non nel desiderio di condividere un momento di approfondimento della propria fede. È bene che i partecipanti prendano coscienza che sono radunati per una celebrazione che ha lo scopo di preparare il cuore del cristiano a vivere degnamente la celebrazione del Natale.
Recupero della dimensione celebrativa
La novena di Natale è molto vicina alla celebrazione dei vespri. Va pertanto realizzata attraverso una saggia utilizzazione dei simboli della preghiera serale: la luce e l’incenso. È bene che vi sia una proclamazione della parola e una breve riflessione. L’intervento in canto dell’assemblea va preparato e guidato. È utile ricordare che l’esposizione del SS. Sacramento col solo scopo di impartire la benedizione eucaristica – usanza frequente nelle novene di Natale – è vietata (Rito del culto eucaristico n. 97).
Recupero della dimensione spirituale
La novena di natale è una “antologia biblica” ricca di nutrimento per lo spirito. È quindi l’occasione per proporre non una spiritualità devozionale ma ispirata profondamente dalla Parola di Dio. Non è l’occasione per fare “bel canto” ma per lasciarsi coinvolgere esistenzialmente dalla Parola di Dio cantata.
Enrico Beraudo
L’Avvento è tempo di gioia,
perché fa rivivere l’attesa dell’evento più lieto nella storia:
la nascita del Figlio di Dio dalla Vergine Maria.
Ma è anche tempo di penitenza e conversione
per prepararsi alla venuta del Dio Bambino.
È un tempo di preparazione spirituale al Natale,
un tempo di attesa e di preghiera.
La corona d’avvento nasce come simbolo pagano,
che successivamente è stato adottato dalla cristianità,
come simbolo dello scorrere del tempo.
La corona di Avvento ha la funzione di annunciare l’avvicinarsi del Natale
soprattutto ai bambini, per prepararsi ad esso, suscitare la preghiera comune,
manifestare che Gesù è la vera luce che vince le tenebre e il male.
La corona è fatta di vari sempreverdi
che stanno a significare la continuità della vita.
La forma circolare della ghirlanda simboleggia
l’eternità di Dio che non ha nè inizio nè fine,
l’immortalità dell’anima e la vita eterna in Cristo.
La corona è inoltre segno di regalità e vittoria.
Nell‘antica Roma si intrecciavano corone di alloro da porsi sul capo dei vincitori dei giochi o di una guerra. Anche oggi al conseguimento della laurea viene consegnata una corona di alloro.
La corona di Avvento annuncia che il Bambino che si attende
è il Re che vince le tenebre con la sua luce.
La prima candela si chiama Candela del Profeta.
Ci rammenta che molti secoli prima della nascita del bambino Gesù, uomini saggi chiamati profeti predissero la sua venuta. Un profeta di nome Michea predisse perfino che Gesù sarebbe Nato a Betlemme!
La seconda candela, chiamata Candela di Betlemme , ci ricorda la piccola città in cui nacque il nostro Salvatore. Noi raffiguriamo Maria e Giuseppe mentre stancamente vagano da una locanda all‘altra, senza riuscire a trovare un posto dove riposare, finché alla fine sono condotti al riparo di una stalla. Poi, nella più sacra tra le notti, mentre risposavano nella stalla insieme ai miti animali, il figlio di Maria, il bambino Gesù, nacque!
La terza candela è chiamata la Candela dei pastori, poiché furono i pastori ad adorare il bambino Gesù e a diffondere la lieta novella.
La quarta candela è la Candela degli Angeli per onorare gli angeli e la meravigliosa novella che portarono agli uomini in quella notte mirabile.
La quinta candela, al centro, è quella che si accende la notte di Natale, ed è bianca
perché
Rappresenta Gesù, Luce del mondo.
” Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. “Gv.1,9
Quando accendere le candele:
Le candele vanno accese una per settimana, al sabato sera o alla domenica, quando tutta la famiglia è riunita. Di solito l‘accensione è riservata al più piccolo, proprio perché questa tradizione è nata per preparare i bambini al Natale. Durante la settimana si possono accendere le candele (una per la prima settimana, due per la seconda ecc.) quando si prega o si mangia insieme, quando arriva un ospite.
Ridendo e scherzando, sono piu’ di 10 anni che curo questo sito, a dire il vero all’inizio ero titubante poiché le mie capacità sono da autodidatta, ma poi piano piano questo piccolo spazio virtuale è diventato vivo e parte di me, e sinceramente mi ci sono affezionata in modo sorprendente; in alcuni anni è stato un grande aiuto di catechesi anche per le classi che seguivo e con soddisfazione posso dire che questi 10 anni sono davvero volati.
Con 1035 post pubblicati, 33 programmati – io non mollo, nonostante meno interventi di quanto mi aspettassi da parte dei lettori ho solo 437 commenti vostri, vi invito se potete e se vi va di interagire ad essere più partecipi.
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𝐎𝐠𝐠𝐢 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐯𝐮𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐒𝐚𝐜𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐧𝐟𝐞𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐒. 𝐄. 𝐌𝐨𝐧𝐬. 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐓𝐚𝐬𝐜𝐚, 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐫𝐨𝐜𝐜𝐡𝐢𝐚 𝐮𝐧𝐝𝐢𝐜𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐢, 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐒𝐚𝐧𝐭𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐍𝐨𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐆𝐞𝐬ù 𝐝𝐢 𝐆𝐞𝐨, 𝐭𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧 𝐁𝐢𝐚𝐠𝐢𝐨 𝐞 𝐮𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐏𝐨𝐧𝐭𝐞𝐝𝐞𝐜𝐢𝐦𝐨.
𝐀 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐞𝐥𝐞𝐛𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐃𝐨𝐧 𝐀𝐧𝐢𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐁𝐞𝐧𝐞𝐝𝐢𝐜𝐨, 𝐩𝐚𝐫𝐫𝐨𝐜𝐨, 𝐃𝐨𝐧 𝐃𝐚𝐯𝐢𝐝𝐞 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐢 𝐞 𝐃𝐨𝐧 𝐂𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐀𝐥𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐫𝐨𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧 𝐁𝐢𝐚𝐠𝐢𝐨
.𝑷𝒓𝒆𝒈𝒉𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝑪𝒉𝒆 𝒍𝒐 𝑺𝒑𝒊𝒓𝒊𝒕𝒐 𝑺𝒂𝒏𝒕𝒐, 𝒅𝒊𝒔𝒄𝒆𝒔𝒐 𝒔𝒖 𝒅𝒊 𝒍𝒐𝒓𝒐 li 𝒂𝒊𝒖𝒕𝒊 𝒂𝒅 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒗𝒂𝒍𝒊𝒅𝒊 𝒕𝒆𝒔𝒕𝒊𝒎𝒐𝒏𝒊 𝒅𝒊 𝑪𝒓𝒊𝒔𝒕𝒐
𝗨𝗻 𝗴𝗿𝗮𝘇𝗶𝗲 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗮 Lucky Scavello 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗮𝗻𝘁𝗲𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗲 𝗳𝗼𝘁𝗼
Gli studiosi di Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) dicono che nei suoi scritti risultano più di 80 promesse fatte dal Sacro Cuore. È più o meno universalmente diffuso un elenco di 12 promesse:
Mostrando un giorno il suo Cuore alla santa Gesù le disse:
«Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini e disprezzo…»
In diverse apparizioni a Santa Margherita, Gesù fece le seguenti promesse per coloro che avessero onorato il suo Cuore e che la Santa riporta nelle sue lettere:
1. «Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato».
2. «Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise».
3. «Li consolerò nelle loro afflizioni».
4. «Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte».
5. «Spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere».
6. «I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano della Misericordia».
7. «Riporterò le comunità religiose e i singoli fedeli al loro primo fervore».
8. «Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione».
9. «Benedirò i luoghi dove l´immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata».
10. «A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò il dono di commuovere i cuori più induriti».
11. «Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato».
12. «Io ti prometto, nell’eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale… Essi non moriranno nella mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio Cuore di asilo sicuro in quell’ora estrema».
LA GRANDE PROMESSA:
Fra tutte le promesse fatte a S. Margherita Maria dal Sacro Cuore, la più celebre è senz´altro quella dei nove primi venerdì del mese, in cui Gesù promette la salvezza eterna a chiunque (con le dovute disposizioni) si accosterà alla Santa Comunione il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi.
Scrive S. Margherita Maria nella lettera 86: «Un venerdì, durante la santa comunione, Egli, se non mi sbaglio, mi rivolse queste parole: ‘Nell´eccessiva misericordia del mio Cuore, ti prometto che il suo onnipotente amore accorderà la grazia della penitenza finale a tutti coloro che faranno la comunione per nove primi venerdì del mese consecutivi. Non morranno perciò in mia disgrazia, né senza ricevere i loro sacramenti. Il mio Cuore si renderà per loro asilo sicuro in quel supremo momento’.»
Sull´autenticità di questa promessa non ci sono dubbi, tanto che Benedetto XV, fatto più unico che raro, la volle inserire nella bolla di canonizzazione della santa.
LE CONDIZIONI:
– Le Comunioni devono essere fatte nei primi venerdì del mese e non ci darebbero diritto alla Grande Promessa se venissero fatte in un altro giorno che non fosse il primo venerdì. Nemmeno il confessore può commutare il giorno e neppure gli ammalati possono essere dispensati dall´osservare questa condizione.
– Per nove mesi consecutivi. Chi dopo aver fatto cinque, sei, otto Comunioni, la tralasciasse poi un mese, anche involontariamente perché impedito o perché si è dimenticato, costui sarebbe obbligato a ricominciare la sua pratica daccapo.
– Le nove Comunioni devono essere fatte in grazia di Dio, con la volontà di perseverare nel bene. Non si richiede un fervore speciale che non sarebbe alla portata di tutti. È chiaro che se uno facesse la Comunione sapendo di essere in peccato mortale, non solo non si assicurerebbe il Paradiso, ma commetterebbe un peccato gravissimo di sacrilegio.
– Nel fare le nuove Comunioni bisogna avere l´intenzione di farle secondo l´intenzione del Cuore di Gesù per ottenere il frutto della Grande Promessa, cioè la grazia della buona morte mediante la perseveranza o la penitenza finale. Questo è molto importante perché, senza questa intenzione, fatta almeno nell´incominciare l´esercizio dei Primi Venerdì, non si potrebbe dire di aver adempiuto bene la pia pratica.
(Monastero della Visitazione)
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GIACULATORIE AL SACRO CUORE DI GESÙ:
– Sacro Cuore di Gesù, ardente d’Amore per noi, infiamma il nostro cuore d’amore per Te.
– Sacro Cuore di Gesù, confido in Te.
– Sacro Cuor di Gesù, tutto per Te.
– Cuore Santissimo di Gesù, abbi pietà di noi.
– Gesù, mite ed umile di Cuore, rendi il nostro cuore simile al Tuo.
– Dolce Cuor del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più!
– O Gesù d’Amore acceso, non Ti avessi mai offeso!
– Sia benedetto il Sacratissimo Cuore Eucaristico di Gesù.
– Tutto per Te, o Cuore Sacratissimo di Gesù.
– Sacro Cuore di Gesù, arrivi presto il Tuo regno.
– Lodato, adorato, amato e ringraziato sia ad ogni istante il Cuore Eucaristico di Gesù, in tutti i tabernacoli del mondo, sino alla consumazione dei secoli. Così sia.
– Gesù, vita eterna nel seno del Padre, vita delle anime fatte a Tua somiglianza, in nome del Tuo Amore, fai conoscere e rivela il Tuo Cuore.
– Sacro Cuore di Gesù, credo al Tuo Amore per me.
– Gesù, mansueto ed umile di Cuore, rendi il mio cuore simile al Tuo.
– Sacratissimo Cuore di Gesù, proteggi le nostre famiglie.
– Cuore Eucaristico di Gesù, fornace della divina carità, dona al mondo la pace.
– Cuore divino di Gesù, converti i peccatori, salva i moribondi, salva le anime sante del Purgatorio.
– Cuore Eucaristico di Gesù, accresci in noi la fede, la speranza e la carità.
– Cuor di Gesù, fonte di ogni purità, abbi pietà di noi.
– Cuor di Gesù, ardente d’Amore per noi, infiamma il cuor nostro d’amore per Te.
http://www.santiebeati.it/dettaglio/20280
L’immagine del Sacro Cuore di Gesù ci ricorda il cuore della nostra fede, Dio ci ama con tutto il cuore e noi, quindi, dobbiamo amare lui con tutte le nostre forze. Gesù ha un cuore che ama oltre ogni misura. E tanto ci ama, che soffre quando il suo grande amore non è corrisposto.
La Chiesa dedica il mese di giugno al Sacro Cuore di Gesù, affinché noi lo amiamo, onoriamo e imitiamo soprattutto in questi 30 giorni.
Dobbiamo vivere in questo mese, mostrando a Gesù con le nostre opere che lo amiamo, che corrispondiamo al grande amore che Egli ha per noi e ci ha mostrato offrendo se stesso alla morte per noi, rimanendo nell’Eucaristia e aprendoci la via della vita eterna . Ogni giorno ci avviciniamo a Gesù o ci allontaniamo da da Lui che mai cessa di amare.
Dobbiamo vivere ricordandoci che ogni volta che…
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